Dal mio grande maestro Tony Robbins, il mental coach numero 1 al mondo, ho imparato una cosa molto importante: fai tu quello che sai fare bene, lascia il resto agli altri. Trovo sia un suggerimento di estremo valore, in tutti i campi, quindi anche nello sport.
L’allenamento è composto di 4 aspetti: fisico, tecnico, tattico, mentale. L’aspetto mentale è quello di cui si occupa il mental coach, il professionista dell’allenamento mentale, appunto. Come?
1. Insieme all’atleta si individuano i punti di forza e i punti di debolezza
2. si fa in modo di implementare ancora di più i primi e di eliminare i secondi
3. si impara a gestire lo stato emozionale, soprattutto nei momenti di stress
4. si fanno esercizi mirati per condizionare e rendere permanenti i cambiamenti
5. si lavora a livello di obiettivi ben formati, comunicazione, strategie mentali, ecc.
E’ ormai ampiamente riconosciuto che, in qualsiasi campo, il risultato dipende per il 20% dalla tecnica e per l’80% dall’atteggiamento mentale: allenare l’aspetto mentale è dunque la differenza che fa la differenza tra la mediocrità e l’eccellenza.
Appare quindi evidente che il mental coach può essere veramente l’asso nella manica non solo dell’allenatore ma anche degli atleti, dello staff, della società. Nei paesi anglosassoni se ne sono già resi conto da un po’: sono convinta che a breve la partnership per il successo tra sport mental coach e allenatori, atleti, squadre diventerà consuetudine anche da noi.
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